"Prima Pagina" di aprile 2022

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C'è qualcosa di sbalorditivo nella lettura, in quella sospensione del tempo e dello spazio in cui viaggiamo in altri tempi e altri spazi. È un modo di sparire da dove ci troviamo per entrare nella mente dell'autore, ma rapportandoci con lui, così da far nascere qualcosa tra la nostra mente e la sua. Traduciamo le sue parole in nostre immagini, volti, luoghi, luci e ombre, suoni ed emozioni. Nella nostra testa nasce un mondo costruito per volere dell'autore, e la nostra presenza in quel mondo è assenza dal nostro. Siamo fantasmi in entrambi, sorta di dei in un mondo che non è proprio quello descritto dall'autore ma un ibrido prodotto dalla sua immaginazione e dalla nostra. Le parole sono istruzioni per l'uso, il libro una cassetta per gli attrezzi, la sua esistenza qualcosa di immateriale, interiore, evento più che oggetto, che poi diventa influenza e ricordo. È il lettore a far vivere il libro.

Rebecca Solnit, "Ricordi della mia inesistenza", Ponte alle Grazie, Milano, 2021